venerdì 6 novembre 2009

Il peso politico della Sardegna in Italia


La Sardegna è una delle regioni più belle d’Italia, ma tra le tante, è quella di cui si parla meno. Il peso politico della Sardegna a livello nazionale è molto scarso, a partire dal bacino elettorale. Ci sono più elettori in città come Roma o Milano che in tutta l’isola; nel Parlamento Europeo non siede nessun nostro rappresentante. Storicamente la classe politica sarda non è mai riuscita a fare gruppo per enfatizzare i nostri problemi in Parlamento o dove le opinioni contano. Nonostante la folta rappresentanza di Ministri e Presidenti della Repubblica sardi, le problematiche della nostra terra non hanno mai ricevuto la giusta considerazione. Infine i giornalisti, gli uffici stampa non si sforzano di dare il giusto risalto a notizie che dovrebbero essere divulgate a livello nazionale, restando quindi isolate nel dimenticatoio delle cronache locali.
Diventa allora necessario parlare seriamente del peso politico e sociale della Sardegna all’interno della cronaca nazionale.

Già da bambino ricordo che quando guardavamo con la mia famiglia il telegiornale delle otto di sera c’era l’imposizione del silenzio quando venivano trattate notizie che provenivano dalla nostra isola. Tutte però riguardavano la cronaca nera: ucciso un pastore nel barbaricino, sparatoria con rapina a Cagliari, rapimenti di facoltosi magnati della finanza in Costa Smeralda. Le notizie che riguardano il nostro tessuto sociale, le nostre rivendicazioni, le nostre iniziative continuano ad essere snobbate, e non si riesce a far pervenire le istanze del popolo sardo al governo centrale.
Recentemente un'azienda in provincia di Milano “la Innse” attraversava una fase di profonda crisi finanziaria, 49 operai a rischio licenziamento per protesta occuparono le ciminiere della fabbrica. Episodi simili sono all'ordine del giorno in Italia, il caso della Innse però è stato differente da tutta l'Italia perché i media nazionali hanno dedicato una particolare attenzione alla vicenda. In questo periodo, era agosto, i servizi televisivi dedicati alle rivendicazioni dei lavoratori si moltiplicavano: Tg1, Tg2, Tg5, SkyTg24. Sembrava che i 49 lavoratori fossero diventati i paladini delle lotte sindacali in tutta Italia. Dopo una settimana di continui servizi sui telegiornali nazionali la Innse ha trovato un acquirente, la fabbrica è stata venduta e i lavoratori hanno potuto conservare il loro impiego sotto la guida di una solida cordata di imprenditori. Il caso della Innse ha fatto eco in tutta Italia. Il suo clamoroso successo è stato causato forse dall'abilità del suo ufficio stampa o forse dalla sensibilità di qualche giornalista nazionale che ha preso a cuore la vicenda?
Per carità, è giusto parlarne, ma perché non dare altrettanta importanza ai lavoratori che continuamente rischiano il loro posto di lavoro al polo chimico di Porto Torres, a Ottana, a Portovesme? Ed ancora, quante aziende quotidianamente sono costrette a chiudere i battenti senza che nessuno si adoperi per sostenerle?
Lo scorso Luglio il Governatore Ugo Cappellacci ha detto che avrebbe “eretto barricate” pur di salvare la Chimica in Sardegna, ma forse basterebbe dare il giusto peso a queste notizie all’interno dei telegiornali nazionali per sensibilizzare un’intera nazione.
In Italia, nel “Continente”, come amiamo definire la terra oltre Tirreno, le notizie sarde non sfondano, non riescono a trovare lo spazio che meritano, di conseguenza non si ha la giusta consapevolezza dei nostri problemi. Veniamo sempre a conoscenza degli scioperi dei trasporti a Roma o Milano, siamo informati delle notizie di cronaca nera che accadono in Campania o nel Lazio, sappiamo sempre delle sagre nel Varesoto o nella Provincia di Torino. Nel resto d’Italia la Sardegna appare costruita attorno al turismo e alla pastorizia. Nonostante le ingenti somme che ogni anno la Regione Sardegna investe per promuovere i prodotti enogastronomici locali, il Merlot del Veneto apparirà sempre migliore del nostro Cannonau, lo Zafferano Siciliano apparirà sempre migliore di quello del Medio Campidano.
Troppo spesso la Sardegna viene presentata come la terra dove non accade niente, il limbo dell’immobilismo e delle occasioni mancate. Quanti servizi televisivi i media nazionali hanno dedicato all'alluvione in Sicilia o al terremoto in Abruzzo, e quanti invece all’alluvione che ha devastato la Sardegna del sud lo scorso anno? Queste catastrofi hanno devastato paesi, infrastrutture e anime.
Non intendo disapprovare le modalità d’intervento o dire che, i fatti avvenuti oltre Tirreno, non siano stati avvenimenti funesti, anzi, esprimo la più profonda solidarietà verso chi ha perso ogni cosa e ora lotta contro le avversità.
E’ doveroso precisare che quando accadono simili catastrofi naturali i media, siano essi nazionali o locali, si occupano delle popolazioni colpite prescindendo dal luogo in cui avvengono i fatti. Ma le tv nazionali che si sono occupate dell'alluvione dello scorso anno in Sardegna, hanno dedicato la giusta attenzione alla notizia solo durante i giorni della tragedia, mentre il dopo-alluvione, con lo sgombero del fango dalle strade e dalle case, con le famiglie costrette a vivere in alberghi e l'erogazione di fondi speciali per la risistemazione del territorio sono passati in sordina. E’ evidente che esiste un problema di comunicazione tra gli Enti, le aziende dell'isola e i mezzi di comunicazione.
E' interessante percepire come avvenimenti simili che accadono in diverse parti dello “Stivale”, siano trattati in maniera differente dai media nazionali. Esiste una disuguaglianza profonda tra notizia e notizia, per cause a noi ignote, infatti, alcune arrivano alla ribalta della cronaca nazionale mentre altre vengono relegate nelle cronache locali. Ulteriori esempi possono essere: le proteste degli allevatori del nord Italia sulle quote latte; gli sbarchi dei clandestini, ecc …
La causa di questo stato di cose, a chi o a che cosa è riconducibile? E cosa possiamo fare per cambiare?
Dobbiamo cercare di unire le nostre forze, essere coesi e andare oltre le differenze di colore politico, facendoci forti di un’insularità che da handicap può diventare una grande opportunità. La Sardegna ha bisogno dell’impegno di tutti noi. Dobbiamo prendere coscienza, per riuscire a valorizzare ciò che accade nella nostra terra. Dobbiamo far sentire la nostra voce, dobbiamo insistere, facendoci forti delle nostre ragioni. I nostri politici non si devono scoraggiare, i nostri uffici stampa devono aumentare i loro contatti, i nostri giornalisti devono essere più coraggiosi, perchè la nostra Sardegna è un angolo di paradiso dove le persone lavorano, gli imprenditori rischiano e le novità sono all’ordine del giorno… non solo malloreddus, porceddu, turismo e pastorizia.

raffaele.usala@mysardegna.it

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